"Che vuol ch'io faccia del suo latinorum?"
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PERCHE’ L’ARCO LO HA NEVIO

PERCHE’ L’ARCO LO HA NEVIO

Come il pilastro della letteratura latina antica fu il padre delle frecciatine moderne (di Lucrezia Crivello, 3BST)

Nevio è sicuramente uno degli autori principali della letteratura latina: fu inventore delle praetexta, cioè delle tragedie di ambientazione romana, e scrittore del Bellum Poenicum.

Anche se delle sue opere sono rimasti solo pochi frammenti, ci sono testimonianze di una sua precisa particolarità: non avere “peli sulla lingua”. Potremmo dire che se vivesse ai giorni d’oggi, sarebbe in continuazione nei post di trash_italiano.

Proprio nel Bellum Poenicum scrisse “Fato Metelli Romae fiunt consules”. Fato in latino ha un duplice significato: può essere tradotto sia come sorte che come malasorte. Allo stesso modo Romae, in questo contesto, può significare a Roma o di Roma. La traduzione quindi sarebbe “Per volere del destino i Metelli sono fatti consoli a Roma” oppure “Per la rovina di Roma, i Metelli sono fatti consoli”.

Facciamo una piccola indagine per capire i  motivi e le conseguenze di questa tagliente frecciatina.

Chi erano i Metelli?

Appartenenti alla gens Caecilia, i Metelli furono una famiglia importantissima, capace di ricoprire grandi cariche come il consolato e la censura. Il più famoso fu Lucio Cecilio Metello, console nel 284 a.C. e padre della “vittima” di Nevio. Il Metello di Nevio era Quinto Cecilio Metello, politico tanto abile da essere nominato console nel 206 a.C. e dictator nel 203 a.C..

Nevio: ragione o esagerazione?

Nevio era un uomo libero, di origini campane ma senza diritto di voto. Più volte insistette a sottolineare le sue origini e ricordare il concetto di libertà.

Dato il suo stato sociale, dovette appoggiarsi alla famiglia dei Marcelli per avere protezione, consapevole che ne avrebbe avuto bisogno, data la sua lingua tagliente. Al contrario, aveva rapporti di odio con la famiglia dei Metelli poiché minacciavano la sua amata libertà nei confronti degli intellettuali.

Si può quindi dire che i Metelli costituivano effettivamente un pericolo per Roma e Nevio stesso. Va anche precisato però che, probabilmente, la reazione dell’autore fu condizionata dal fatto di essere il diretto interessato dell’azione dei consoli e dal suo essere già di per sé una “testa calda”.

Insomma, un po’ come il libro di Giulia de Lellis di qualche anno fa: impossibile dar loro torto.

Ad ogni azione la sua reazione

Nevio scelse accuratamente le sue parole, per avere la possibilità di potersi tutelare una volta scoperto, modificando il significato, senza rinunciare all’essere brutalmente onesto.

Tuttavia i Metelli reagirono prima con una frase di risposta: Malum dabunt Metelli Naevio poetae. Malum può essere tradotto sia come male che come mela e quindi, anche questa frase, può assumere significati diversi: I Metelli offriranno una mela al poeta Nevio oppure I Metelli faranno male al poeta Nevio. Non è difficile intuire che ciò che intendevano fosse proprio la seconda traduzione. Infatti Nevio fu incarcerato con l’accusa di diffamazione e liberato solo dopo aver fatto ammenda.

Se solo fosse esistita Barbara d’Urso ai tempi di Nevio, magari ci sarebbe stato un confronto più pacifico (e più divertente).